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Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia

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Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia

Di: Michele Ruol
Letto da: Federico Maggiore
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A proposito di questo titolo

Nella storia di Madre e di Padre ci sono degli avvenimenti che determinano un prima e un dopo. La nascita di Maggiore e poi quella di Minore, ad esempio, o l’incidente che li coinvolge, ma anche episodi apparentemente marginali dirottano le loro esistenze, come le nostre: delle mani che si sfiorano per caso e poi si trattengono appena più del dovuto, o l’apertura casuale di una chat altrui. In questo esordio luminoso e contundente, Michele Ruol ci conduce nell’intimità dei suoi personaggi attraverso le impronte lasciate sugli oggetti della casa in cui abitavano, riuscendo a farci continuamente ricredere sull’idea che ci siamo fatti su ciascuno di loro – e forse anche su quella che abbiamo di noi stessi. Vincitore della 31ª edizione del premio Giuseppe Berto e vincitore della 9ª edizione del premio Fondazione Megamark.

©2024 TerraRossa. Illustrazione di copertina: Francesco Dezio (P)2024 il Narratore S.r.l.
Narrativa contemporanea Narrativa di genere

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Oggetti come memoria

Pagina dopo pagina ci imbattiamo in un lungo elenco di oggetti a disegnare una mappa del dolore. Ognuno di essi è un luogo della memoria in cui rincantucciarsi per rivivere all’infinito e fuori dal tempo alcuni momenti del passato. Questo di Ruol è romanzo composto da narrazioni brevissime, tenute assieme dall’amore e dal dolore che i frammenti di vita rimasti attaccati alle cose rievocano.

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Scava nel profondo

Interprete eccellente per un racconto denso, drammatico, esatto e appassionato. Ricorda Perec, ma ha molta più sensibilità. Tra i candidati allo Strega, uno dei più toccanti e meglio scritti, forse perché scevro dall'autobiografismo.

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Delicatamente

Delicatamente, lascia una traccia indelebile in chi si lascia guidare fino alla fine dalla voce del narratore. Uno dei resoconti più minuziosi del dolore che io abbia mai letto.

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Bello

Bello, vero, intenso... Un plauso anche al lettore che è come dovrebbe essere un lettore di audiolibri: non troppo "recitante", ma in grado di raccontare la storia trasmettendo emozioni e con ottimo ritmo

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Si sente tutto

Una madre, un padre, una tragedia.
Michele Ruol ci costringe ad attraversare il dolore in tutte le sue sfaccettature perché, solo affrontandolo, forse è possibile vederne la fine.
Una storia che si sente tutta: prima l’angoscia, poi il dolore e, infine, la speranza.
Un esordio meraviglioso che, per l’originalità della sua struttura, mi ricorda che l’arte esiste, come nel kintsugi, dove un vaso spezzato viene riparato con polvere d’oro, trasformando le crepe in bellezza.

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Da non perdere

Spettacolare, emozionante.
È davvero interessante come oggetti d’uso comune abbiano così tanto da raccontare, perché legati a persone e momenti particolari.
La storia è straziante, ma regala speranza di risalita.

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l'originalità dei capitoli e dei nomi che non ci sono

trovo il libro originale nella sua struttura. scritto in modo semplice ma scorrevole con alcune belle metafore.

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Un bellissimo percorso…

… usando gli oggetti come segnavia, attraverso la quotidianità e un enorme dolore.
Grazie all’autore e grazie anche a Marino Sinibaldi che lo ha presentato in Timbuctu (Il Post) facendomelo conoscere.

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Molto bello

Intenso, essenziale, vero. Originale nell’architettura, che rimbalza tra piani temporali come la metafora della clessidra spiegata in uno degli ultimi capitoli. Una prospettiva inedita, al tempo stesso brutale e delicata, su un tema che è un pugno allo stomaco.

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Emozionante

Dolore indicibile e ricerca di un orizzonte. Lame di chiarore nell’abisso, in bilico tra necessità vitale e colpa. Equilibrato e profondo, ascoltato pensando a chi quella foresta ha attraversato.

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